Lo Spot Huawei batte, 1 a 0, la comunicazione Apple

Nello spot del più grande colosso cinese delle telecomunicazioni, si osserva un ragazzo che camminando nel bosco con degli amici, scopre una nuova specie animale e decide (come d’altronde siamo, ormai, tutti abituati a fare) di “catturare” il momento con una foto e di condividere online la propria scoperta. Il suo smartphone “intrappola” in un attimo l’animale che, una volta condiviso, diventa subito virale. Il mondo impazzisce per la nuova scoperta, è sulla bocca di tutti, finché l’animale viene catturato e messo in gabbia per soddisfare la smania umana di possessione. L’animale ne soffre, la gente ride beffarda. Stop. La scena torna al momento della scelta del ragazzo, si capisce che tutto il trip era un: “cosa succederebbe se lo condividessi?”. Il ragazzo decide saggiamente di non fotografare più l’animale, e va via con un sorriso. Fine dello spot!

 

Spot Huawei, vendere uno smartphone “demonizzandolo”

La scelta più sapiente che un brand possa effettuare, in termini di comunicazione e marketing, è differenziarsi, rendendo unico il proprio messaggio con storie che siano credibili e in linea con i propri valori aziendali. Ecco quindi che la Huawei sposta l’asticella della comunicazione meravigliosamente, creando il primo spot “anti-smartphone” per venderne uno! Questo denota, la maestria nell’applicare tutte le regole della giusta comunicazione: analisi (dei competitor e del target), strategia, immagine differenziante, storia unica e innovazione. Interessante, perché porta al consumatore il “non-valore” più pubblicizzato dai competitor: lo sharing ossessivo-convulsivo. Lo spot sembra suggerire che quando il protagonista intrappola in una foto l’animale, con lui, intrappola anche le emozioni che prova in quel momento. L’ansia di condividerlo ha sostituito subito quella di viverlo. Lo smartphone oggi rischia di fare questo, sostituire le emozioni del volto con le Animoji, distaccando dalla realtà, diventando il mezzo tra verità e reale esperienza.

 

Spot Huawei, la pubblicità che fa riflettere

spot huaweiUna pubblicità che fa riflettere e ci pone di fronte a un quesito importante: “Vogliamo davvero condividere la nostra meraviglia con questa umanità?”  Un’umanità costantemente connessa a un enorme wi-fi, che ogni giorno si sottopone a dosi di foto, video di esperienze vissute da altri e condivise sui social. Osservatori passivi che diventano attivi solo quando è il momento di scattare un altro selfie, o di fare un altro video per condividere le loro esperienze. Umanità di zombie che cannibalizza le emozioni con l’ambizione di renderle famose, virali, che estremizza tutto, al fine della vendita, del consumismo. Questa umanità che mette quelle emozioni in gabbia, come l’animaletto dello spot alla mercé di turisti della vita, affamati di selfie, assetati di likes. Ecco questo spot fa riflettere. Vale davvero la pena condividere con questa platea di cannibali, le nostre scoperte e emozioni? Oppure, meglio viverle?

 

La comunicazione Huawei batte Apple

Finalmente uno smartphone che invoglia il consumatore a usarlo di meno. Finalmente un’azienda che mette al centro il consumatore, spingendolo a smetterla di utilizzarlo convulsamente, che decide di mettere da parte il consumismo, consigliando di preservare le emozioni, quelle vere. Ovviamente, la pubblicità e la comunicazione marketing è sempre volta alla vendita o all’aumento della brand identity aziendale, in questo caso però, la Hauwei porta a casa una tra le strategie di comunicazione meglio riuscita degli ultimi anni: la lotta al “fanatismo” da smartphone. Un vero e proprio attacco alla torre dei comandi del principale competitor, Apple, che proprio su quel fanatismo ha costruito un grande impero!

Guarda Lo Spot!

 

Questo è esattamente tipo di comunicazione e di marketing che piace a noi di Alkemya.